TRENT’ANNI DI
“CENTRO GAMMA SUB”
Felice compleanno Centro Gamma
Sub Asti!
Tre decenni di storia e sviluppo della
Vostra Attività Didattica ed Agonistica significano
inequivocabilmente molto.
Significa aver ascoltato in prima
persona la profonda eco della Scuola di Nervi, della subacquea
FIPSAS, in un momento in cui la Federazione era da sola ad offrire l’opportunità allo sportivo e non solo, di praticare il mare sotto la sua superficie. Che
fatiche fisiche e mentali e che attrezzature certo non confortevoli né facili nell’uso!
Vuol dire avere costruito la Didattica attraverso i pochi strumenti a disposizione, usando praticamente il passa parola per acquisire informazioni e dati e
provando con la propria esperienza metodiche e principi di insegnamento della materia, quasi senza Manuale alcuno.
Vuol dire però anche esserci ancora e quindi dimostrare che si è lavorato ottenendo un grande risultato. L’età anagrafica spaventa: pensare che
trent’anni fa eravamo presenti ed attivi, non aiuta certo a sentirci freschi e giovanissimi. Ma che dire della profonda e piena emozione e soddisfazione di
vedere riflesso nei più giovani ora arrivati, il frutto da noi seminato?
Il Centro Gamma Sub è nato e cresciuto in seno alla FIPSAS, probabilmente nella sua storia si contano anche momenti difficili e meno felici, ma
trent’anni di vita sociale sono il segno di una forza profonda e di una costruzione intelligente di obiettivi.
Il Centro ha seguito la crescita federale, il suo affinamento e lo spostamento d’interesse verso le didattiche sociali, quelle tecniche, verso l’Apnea e
l’ambiente.
I dati del Gamma Sub parlano chiaro: Corsi per minisub, attenzione all’ambiente marino con la pratica di immersioni ad interesse marcatamente
biologico, Corsi per l’uso delle miscele iperossigenate. Recentemente l’evoluzione di un gruppo di Allievi Apneisti, ha visto nascere una squadra che,
maturata in fretta, già ha conseguito ottimi risultati. E poi le gite sociali, le Conferenze, la presenza di autorevoli personaggi Relatori di grande levatura.
Tutto questo crea sviluppo dell’interesse dell’Allievo e del Tesserato in genere, stimolato via via da materie nuove e dona possibilità di crescita alla
Società ed alla Federazione stessa.
Bravi a credere nel Sistema FIPSAS ed a fare da specchio riflettente delle idee federali!
Bravi a coltivare entusiasmo e passione nutrendoli con curiosità culturale e stimoli nuovi!
Le mie congratulazioni dunque al Centro Gamma Sub Asti, al suo Presidente in carica, Martino Pascullo ed ai suoi Collaboratori, per aver raggiunto questo
grande traguardo dei trent’anni di vita societaria, assieme all’augurio che la FIPSAS possa fare sempre da apri strada per idee e stimoli. Ci aspettiamo anche
come già è accaduto, collaborazione ed unione di intenti e siamo a disposizione per dialogare e crescere ancora insieme.
Gianfranco Frascari
Consigliere Federale
Federazione Italiana Pesca Sportiva ed Attività Subacquee
Presidente Settore Attività Didattica
INTRODUZIONE
Il libro non vuole essere un elenco di nomi e di date significative solo per pochi.
Per realizzare uno scritto dedicato non solo ai simpatizzanti del Gamma Sub si è cercato di raccontare gli sviluppi della subacquea negli ultimi
trent’anni, sviluppi che hanno visto il Gamma Sub protagonista.
Per rappresentare a pieno lo spirito di gruppo della società il testo è stato scritto a più mani.
E’ d’obbligo altresì elencare i presidenti della società che nel corso dei primi trent’anni hanno portato avanti lo spirito di gruppo, rimanendo sempre in
linea alle direttive della Federazione.
Luigi Grazioli
Mario Rovere
Oscar Rizzolo
Martino Pascullo
TESEO TESEI FINO AGLI UOMINI GAMMA
Teseo Tesei (Marina di Campo, 3 gennaio 1909– LaValletta, 26 luglio 1941)
Maggiore del Genio Navale della Regia Marina prestò servizio come incursore durante la seconda guerra mondiale venendo decorato con la
Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Entra in Accademia Navale nel 1931 dove si distingue per la perseveranza e l'inventiva.
Con l'aiuto di Elios Toschi, ingegnere navale, partendo alla "Mignatta" di Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci, costruì un'arma che
permettesse a due uomini di vivere, navigare, dirigersi contro un bersaglio ed attaccarlo sott'acqua.
Tesei ebbe anche un'altra idea che contribuì allo sviluppo all'idea del Siluro a Lenta Corsa (SLC, meglio conosciuto come "Maiale" per la
sua forma tozza): all'epoca esisteva un autorespiratore ad ossigeno a ciclo chiuso, chiamato “maschera Davis", che veniva utilizzato per le
fuoriuscite dell'equipaggio da sommergibili in avaria. Tale autorespiratore aveva una scarsa autonomia e un'ancora più scarsa affidabilità e
aveva causato diversi incidenti, perciò non era molto apprezzato dal personale sommergibilista.
Al miglioramento di tale attrezzatura lavorava il Comandante Angelo Belloni, nato a Milano nel 1882, in servizio nel 1940 alla Direzione
dei Corsi e alla consulenza tecnica di una "Scuola Sommozzatori" istituita a Livorno. Questi, con l'aiuto di Tesei, portò l'autonomia
dell'autorespiratore da venti minuti a qualche ora e soprattutto lo rese più affidabile: nel luglio 1936 venne approvato l'autorespiratore a
lunga autonomia 49/bis.
Tesei vide nell'autorespiratore a ciclo chiuso il congegno che avrebbe dato nuova importanza al tipo di operazione che, nella prima guerra mondiale,
Rossetti e Paolucci avevano, con successo, condotto contro la Viribus Unitis nel corso dell'Impresa di Pola.
Egli pensò che, ora che l'uomo poteva andare sott'acqua, sott'acqua doveva andare la "Mignatta".
Tesei, il 26 luglio 1941, tentò di forzare la base Inglese di La Valletta a Malta. Verificatosi nel corso dell'azione un ritardo, dovuto ad imprevisti tecnici, che
avrebbe potuto compromettere l'esito della missione, allo scopo di riguadagnare il tempo perduto e di portare a termine ad ogni costo il suo compito, decise
di «spolettare a zero» rinunciando cioè ad allontanarsi dall'arma prima che esplodesse contro l'obiettivo e perendo assieme al suo fedele secondo. Per tale
atto eroico fu insignito della Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Il vicegovernatore di Malta, sir Edward Jackson, ricordando l'episodio il 4 ottobre 1941 scrisse: «nel luglio scorso gli italiani hanno condotto un attacco con
grande decisione per penetrare nel porto, impiegando MAS e "siluri umani" armati da "squadre suicide" (…). Questa impresa ha richiesto le più alte doti di
coraggio personale.»
A Tesei sono stati intitolati l'Aeroporto di Marina di Campo dell'Isola d'Elba ed Il COMSUBIN (Comando subacquei ed incursori) il cui nome ufficiale è
Raggruppamento subacquei ed incursori "Teseo Tesei". Si tratta del Raggruppamento della Marina Militare incaricato di svolgere le operazioni di guerra
non convenzionale in ambiente acquatico. Assieme al reggimento "Col Moschin" dell'Esercito, al "GIS" dei Carabinieri ed alle nuove forze speciali
dell'Aeronautica (Incursori e Fucilieri dell'Aria) costituisce una delle forze speciali italiane.
Luigi Ferraro
(Quarto dei Mille, 3 novembre 1914 –Genova, 5 gennaio 2006)
Militare e pioniere della subacquea italiano
Prestò servizio come incursore nella Regia Marina durante la seconda guerra mondiale venendo decorato con la Medaglia d'Oro al
Valor Militare.
Dopo aver conseguito a Tripoli l'abilitazione magistrale nel 1935, ebbe nel 1937 a Roma l'abilitazione ad insegnante di educazione
fisica nell'Accademia della Farnesina.
Volontario dall'inizio del seconda guerra mondiale ed ammesso alla frequenza del Corso Ufficiali di complemento, nominato
sottotenente, fu assegnato al 20° Reggimento Artiglieria. Passò poi a disposizione della Milizia Artiglieria Marittima (Milmart)
dipendente dal Ministero della Marina e nel 1942 ebbe il comando di una batteria costiera antinave.
Frequentò la Scuola Sommozzatori di Livorno e, ottenuto il brevetto, passò al Gruppo Gamma del quale divenne poi
vicecomandante ed istruttore.
Nel marzo 1943 venne inviato in Turchia con l'incarico di compiere azioni di sabotaggio contro mercantili nemici; assunta la figura
giuridica di impiegato al Consolato italiano di Alessandretta, dal giugno condusse quattro azioni di sabotaggio contro i mercantili
nemici, nei porti di Alessandretta e di Mersina.
Nel primo porto applicò, la sera del 30 giugno, due bauletti esplosivi alla chiglia del piroscafo greco Orion di 7.000 tsl, carico di
minerale di cromo, che affondò il mattino successivo a poche miglia dal porto. Il 9 luglio, operando dal vicino porto di Mersina, ripeté l'operazione sul
piroscafo Kaituna di 10.000 tsl, il quale subì ingenti danni e fu portato ad incagliare sulle coste di Cipro per evitarne l'affondamento. Nuovamente a
Mersina, Luigi Ferraro ripeté l'azione, la sera del 30 luglio, sul piroscafo britannico Sicilian Prince, che non subì conseguenze perché una ispezione alla
carena consentì ai sommozzatori britannici di rimuovere i bauletti esplosivi.
Migliore sorte ebbe l'azione effettuata il 1º agosto contro la motonave norvegese Fernplant di 7.000 tsl, carica anch'essa di minerale di cromo ed ancorata
nel porto di Alessandretta. La Fernplant affondò poi nelle acque al largo della Siria. Rientrò in Italia nell'agosto dello stesso anno e l'armistizio dell'8
settembre pose termine alle sue coraggiose missioni.
Prestò servizio sotto la Repubblica Sociale Italiana.
Nel dopoguerra, posto in congedo, si occupò del recupero di navi affondate quindi, nel marzo 1948, fondò la prima società sportiva subacquea e curò la
divulgazione della tecnica delle immersioni subacquee fra i civili facendo entrare la Subacquea nella Federazione Italiana Pesca Sportiva e organizzando
insieme al Touring Club Italiano la prima scuola sportiva subacquea, antenata dei moderni Diving Center.
Nel 1952 organizzò a Genova una scuola per sommozzatori civili professionisti per conto del Ministero dell'Interno - Direzione Generale Servizi
Antincendi, ai corsi della quale parteciparono Vigili del Fuoco e successivamente Carabinieri, Guardie di Finanza, militari del Genio e Polizia di Stato.
Dalla precedente Confederazione Internazionale Pesca Sportiva nasce nel 1959, a Monaco, in Francia, la Confederazione Mondiale Attività Subacquee della
quale viene eletto Presidente J.Y. Cousteau, Ferraro diventa vice-presidente.
Nel 1948 Ferraro è diventato collaboratore della Ditta Cressi, per la quale realizza due fra la principali innovazioni della tecnica subacquea: la maschera
Pinocchio e le pinne Rondine. Dal 1962 si mette in proprio fondando la Technisub con la quale ha ulteriori successi come imprenditore ma anche come
organizzatore di importanti eventi sportivi, come i record di profondità di Enzo Majorca.
La Federazione Italiana Pesca Sportiva venne contattata da Ferraro nel 1948 allo scopo di organizzare, sotto un profilo sportivo, le nascenti attività
subacquee che al momento erano soprattutto legate alla caccia subacquea.
Segretario della Federazione era all’epoca Carlo Manstretta, che aderì subito alle proposte di Ferraro e, nel 1949, le attività subacquee entrarono a far parte
della FIPS.
Ferraro, che a Tripoli aveva maturato esperienza come dirigente del CONI, è favorevole a porre i subacquei sotto l'egida della FIPS piuttosto che creare una
federazione ex-novo, così i subacquei diventano tesserati della FIPS che in seguito aggiungerà altre due lettere - AS - al suo acronimo: Federazione Italiana
Pesca Sportiva e Attività Subacquee, a garanzia dell'autonomia del settore nei confronti della larghissima maggioranza di sportivi della lenza.
Ferraro è nominato responsabile del settore e nascono le organizzazioni del nuoto pinnato e della caccia subacquea, le strutture agonistiche, iniziano le gare
nazionali e internazionali, i convegni, le scuole, l’associazionismo.
Ferraro rimase responsabile del settore subacqueo della FIPSAS per oltre vent’anni durante i quali la Federazione divenne uno dei membri più influenti
nell’attività subacquee mondiali.Le attività subacquee promettevano di diventare varie e numerose, ma soprattutto diverse dalla pesca con la canna per poter
sottostare alle stesse regole.
Nel 1973, a Roma, Ferraro diede le dimissioni e l'autonomia dei subacquei, fino a quel momento garantita protetta dalla sua personalità, viene meno anche
perché Duilio Marcante, chiamato a succedergli, rifiuta.
NASCITA DEL GRUPPO
Con l’inizio dell’anno 1979 il CENTRO GAMMA SUB iniziava la sua attività di promulgazione e divulgazione dell’attività subacquea sotto il profilo
ricreativo, didattico ed agonistico, così l’articolo 2 dello statuto, indica chiaramente gli scopi societari a cui otto subacquei astigiani aderivano il 27
dicembre 1979, sottoscrivendone l’atto costitutivo.
Allora si discusse molto sul nome da dare alla nuova società; negli anni settanta le società subacquee, ed in particolare quelle delle piccole città come Asti,
facevano precedere al nome della città o del luogo della sede sociale il termine gruppo sub.
Così era anche per Asti che aveva il suo
Gruppo Sub Asti, spirito della pionieristica subacquea astigiana, da
cui di fatto provenivano alcuni degli otto
soci fondatori.
Tra le varie proposte del nome da assegnare
alla nuova società, si scelse Centro anziché Gruppo dando
un’immagine che si ritenne più consona agli
scopi che i soci fondatori – Bo Vittorio, Gaveglio Mauro, Pascullo
Martino, Rizzolo Oscar, Rovere Mario,
Salute Mauro, Vurchio Bartolo – si erano proposti e cioè costruire un
punto di riferimento per quella che di lì a
poco sarebbe diventata una attività sportiva in continua evoluzione.
Definito ciò, restava la scelta del nome della
società ed allora si pensò ai veri precursori della subacquea moderna,
a chi per primo avesse stabilito regole,
disciplinato didatticamente la tecnica di immersione per garantirne la
sicurezza, questi erano gli uomini della
Marina Militare Italiana che durante gli eventi bellici della seconda
guerra mondiale dimostrarono come
l’insegnamento teorico e pratico e la preparazione atletica potessero
permettere all’uomo di muoversi ed operare sott’acqua al pari che sulla terra. Questi uomini erano anche chiamati uomini gamma perché nella loro attività
subacquea indossavano una particolare tuta che gli permetteva di resistere al freddo dell’immersione denominata tuta gamma, precursore delle attuali tute
stagne e di tutto ciò che indossiamo sott’acqua per ripararci dal freddo.
Così come fu scelta la parola CENTRO a voler dimostrare modernità, così fu scelta la parola GAMMA a dimostrare il legame che la società voleva
mantenere con il passato della subacquea italiana e con le sue origini.
La società appena nata non disponeva di nulla se non della buona volontà dai fondatori che misero a disposizione dei soci, che man mano si iscrivevano, le
loro attrezzature personali in attesa dei primi introiti derivanti dall’attività didattica che furono investiti nell’acquisto di attrezzatura subacquea a volte anche
a credito, in negozi astigiani o direttamente
dalle più importanti ditte del
settore.
La società cresceva, un passo alla volta, i
piombi da mettere a disposizione
dei soci e degli allievi dei corsi venivano
costruiti in proprio con appositi
stampi che la società imprestava ad ogni socio
che avesse voluto dotarsi di
propria zavorra, nascevano solo allora i diving
organizzati per raccogliere gli
allievi delle scuole ma l’esame in mare a fine
corso non era ancora
obbligatorio. L’esperienza in acqua libera
veniva fatta con il socio più
esperto o con l’amico istruttore, iniziava al
mattino presto e finiva alla sera
tardi, perché il piacere di immergersi non era
fine a se stesso ma completato dal
piacere di una giornata al mare con gli amici.
Oggi tale comportamento può stupire o magari
scandalizzare, ma tutto è da
ricondurre a quei tempi dove chi affrontava la
subacquea aveva come minimo
una esperienza di caccia subacquea ed
un’ottima acquaticità. Negli
esercizi del primo grado sommozzatori la parte
di apnea era fondamentale ed il
corso prevedeva l’uso del respiratore ad
ossigeno, l’A.R.O., con
vestizione sul fondo a 4 metri e respirazione in
coppia, pertanto l’uso del
respiratore ad aria A.R.A. – delle bombole -
era poi uno scherzo, mentre
sempre di altissimo tenore era la parte teorica,
indispensabile per affrontare con
sicurezza un’immersione.
A sottolineare l’importanza della didattica, la serietà con cui un allievo doveva affrontare il corso, la severità applicata dagli istruttori nella valutazione degli
esercizi e la completa capacità di trovarsi a proprio agio sott’acqua in tutte le condizioni, era una frase di Duilio Marcante direttore dell’allora unica scuola
federale per istruttori, in Nervi presso la piscina Groppallo,” un buon subacqueo è chi, indossata una qualunque attrezzatura subacquea, ne legge le
istruzioni d’uso ed in sicurezza incomincia ad immergersi”.
DUILIO MARCANTE E I PRIMO CORSI
Duilio Marcante
(Genova, 15 ottobre 1914
8 novembre 1985)
Fondatore della didattica subacquea
E’ considerato con Ferraro il padre della Didattica. Insieme hanno condiviso tutte le iniziative in questo campo ed hanno
costituito un sodalizio interrotto solo dalla morte di Marcante.
Duilio Marcante fu, nel 1952, tra i fondatori del "Centro Subacqueo di Nervi", e ne divenne Direttore Tecnico dopo le
dimissioni di Ferraro.
Addestrò i Carabinieri Subacquei, i Vigili del Fuoco ed il suo metodo di addestramento, perfezionato negli anni, venne adottato
dalla F.I.P.S.A.S. che lo ha fatto proprio e diffuso in tutto l’ambito nazionale.
Marcante fu l’autore del primo "Manuale Federale di Insegnamento", il testo ufficiale della Federazione su cui hanno studiato
migliaia di allievi e istruttori; di due libri di divulgazione, “Scendete sott’acqua con me” Editore Ceschina e “Questo è lo Sport
Sub” Editore Mursia; di innumerevoli articoli sulla subacquea.
Ha inventato, con il Prof. Odaglia, una tecnica di
compensazione della pressione sul timpano che da allora porta il nome di
Marcante – Odaglia e ha inoltre concepito e voluto la
statua del “Cristo degli Abissi” per ricordare l’amico Dario Gonzatti,
tragicamente scomparso durante un’immersione e
per creare sott’acqua
La statua venne realizzata, gratuitamente, dallo
scultore Guido Galletti e il bronzo per la fusione venne raccolto con
donazioni provenienti da tutto il mondo: eliche,
frammenti di navi, medaglie Olimpiche e al Valore, persino una manciata di
monetine di bronzo - ex voto - offerte da una madre
di un marinaio scomparso in mare. I restanti costi dell’operazione vennero
coperti dall’armatore Giacomino Costa il quale ebbe
un ruolo molto importante, non solo finanziario ma anche come Presidente
del Comitato Esecutivo che comprendeva fra gli altri
l'Ansaldo, la Società di Navigazione Italia, il Prof. Luigi Ferraro, il comando
dei Presidi Militari di Zona.
Il 29 agosto 1954, nella Baia di San Fruttuoso di
fronte alla storica Abbazia dei Doria, la statua, alta 2,50 metri e pesante 8
quintali, bloccata su un piedistallo di calcestruzzo a
forma di tronco di piramide, alto 2,50 metri, largo alla base 5 x 5 metri e
pesante 80 tonnellate venne calata in mare alla
profondità di 17 metri.
Sua Santità Pio XII inviò la Sua particolare
benedizione e un suo medaglione tutt’ora presente ai piedi della statua.
PRIME VALUTAZIONI IN MARE
Per i primi esami in mare il Centro Gamma Sub organizzò tutto da sé la logistica, si costruirono pedagni si segnavano sulle sagole le profondità, si
preparava scrupolosamente l’attrezzatura, da non dimenticare gli o-ring, ve ne era sempre uno pizzicato.
Il luogo d’immersione era l’area di mare antistante la spiaggia di Bergeggi e successivamente l’isola, che veniva raggiunta con una barca a motore che la
società aveva nel frattempo acquistato, veniva presidiata già dal giorno prima, si dormiva sulla spiaggia o sul camper di Gigi, Grazioli Luigi allora
presidente della società, in modo di raggiungere di prima mattina in bicicletta, una cabina telefonica per dare a chi era a casa l’ok sulle condizioni
atmosferiche e sullo stato del mare.
Con l’aumentare dei soci e l’obbligatorietà delle immersioni in acqua libera prima dell’esame, fu necessario cambiare logistica e il Gamma Sub, come
brevemente veniva chiamato, optò per l’affitto di volta in volta e per l’intera immersione di uno dei traghetti che fanno la spola Camogli – San Fruttuoso,
offrendo ai soci non solo l’immersione didattica ma anche il piacere di immergersi in fondali particolarmente belli e pieni di vita sottomarina.
Ora la didattica subacquea è profondamente cambiata, senza il corso non si va in notturna, non si scende in profondità, non si visita un relitto ed il Gamma
Sub, nello spirito di soci fondatori e dell’articolo 2 dello statuto sottoscritto trent’anni fa non si è tirato indietro, organizzando sia didatticamente che con
attività di tipo ricreativo tutto ciò che la subacquea moderna propone.
IN TEORIA…….
In teoria per andare sott’acqua bisognerebbe avere le idee chiare su cosa è l’acqua e su quali sono le regole per starci dentro.
Sembra banale fare il Sub,…ti metti la maschera, le pinne, ti metti sulle spalle le bombole, prendi a respirarle dall’erogatore e vai.
Una volta che hai capito come si aprono e si chiudono i rubinetti delle bombole pare che il sommozzatore abbia imparato l’essenziale.
Ma non è così. Sei entrato in un mondo di cui non conosci le regole, in cui se sgarri vieni castigato e a volte per sgarri che ti sembrano lievi il castigo è
pesante e ti arriva improvviso.
E’ per questo che in tutti i corsi per il conseguimento di un brevetto da sommozzatore o da apneista le società mettono in piedi in parallelo alle lezioni in
vasca, una serie di lezioni “a tavolino” per far capire agli allievi subacquei per dove si stanno incamminando e come si devono muovere.
E’ una procedura disposta a livello nazionale dalla
FIPSAS ed è una cosa di molto buon senso.
Un po’ di anni fa, quando arrivai al Gamma-Sub, “la
teoria” era una cosa un poco misteriosa e per molti quasi
fastidiosa.
Bisognava fare i conti con “ il Mercante”. Una Bibbia,
o se volete il libro delle formule magiche di Mago Merlino, su cui
c’era assolutamente tutto ciò che doveva servire ad un
subacqueo, dal principio di Torricelli alla rosa dei venti, dalla
legge di Henry alla rottura dell’apnea, dagli schizzi su
come si fa la capovolta alle tecniche di rianimazione.
Il guaio era però che si trattava di un libro scritto sì da
gente esperta ed appassionata, da quelli che a ragione oggi
consideriamo i padri della subacquea FIPSAS, ma era
un libro che teneva troppo poco in conto i problemi pratici della
didattica, il fatto che ai corsi di teoria partecipavano
anche allievi che avevano difficoltà a districarsi nella selva di
informazioni che il manuale riportava.
Eravamo agli inizi degli anni 80. Un epoca in cui il termine “seconda immersione” era pronunciato quasi come una bestemmia. Se ne parlava con
diffidenza, come di una cosa i cui pericoli, anche usando la seconda e la terza tabella US Navy, erano avvolti un po’ nella nebbia.
Poi la didattica teorica prese pian piano ad evolversi e la FIPSAS si rese conto che per creare un minimo di cultura subacquea tra gli allievi occorreva un
supporto didattico accessibile a tutti con facilità, agevole da leggere, con una veste tipografica che facilitasse l’approccio ai vari argomenti, e diffuse il
manuale “ ………........”
Cambiava il manuale ed il modo di esporre la teoria, mutava un poco la didattica ma cominciava a cambiare anche l’approccio alla subacquea.
Il grande sviluppo che andava prendendo l’attività subacquea faceva sì che si impostasse la teoria in modo più semplice e chiaro, in modo da essere
accessibile facilmente a tutti e che tenesse conto che l’attività subacquea si andava trasformando da una disciplina per un numero limitato di “maci” ad un
attività alla portata di tutti.
Il grande sviluppo che in quegli anni andavano prendendo le attrezzature di supporto all’attività di immersione come il computer, il giubbetto equilibratore,
le mute semistagne e stagne rendevano la subacquea una cosa più semplice e priva di quel senso di “cosa per pochi addetti” che aveva avuto in passato.
Fu soprattutto l’avvento e la rapida diffusione del computer a costi accessibili che contribuì a smuovere la teoria dal suo ancoraggio spasmodico alle tabelle
di decompressione.
Non si trattò di un totale abbandono nei corsi di teoria delle tabelle, la cui validità permane ancora oggi, ma piuttosto di un modo nuovo, e in certo qual
modo più verisimile, di leggere il fenomeno della decompressione, una interpretazione più approfondita di cosa avveniva nell’immersione e nelle fasi di
risalita.
C’era il problema spiegando la teoria e, parlando dei computer, che gli allievi prendessero la questione della decompressione un poco sotto gamba, dicendo
“..tanto c’è il computer”, e ci voleva una buona dose di pazienza a far capire che sì c’era il computer, ma ci voleva anche la testa e che il computer non
poteva sostituiva l’esperienza e il buon senso del subacqueo.
Comunque la necessità di paralare di tabelle e computer, di esaminare il loro utilizzo e di raffrontare le diversità che si avevano in immersione contribuì
molto a togliere quel velo un pò misterioso che per molti allievi aveva avuto fino ad allora tutta la teoria della decompressione.
Si ebbe per cosi dire un fenomeno di illuminazione della teoria.
Poi lo sviluppo della teoria dell’immersione subacquea accelerò,mentre tutto ciò che riguardava le leggi della fisica non subiva ovviamente significative
modifiche. Tutti gli aspetti della decompressione venivano approfonditi e sviluppati e tecniche come il Deep-stop, sino ad allora praticate solo da
sommozzatori professionisti altofondalisti, con il manuale federale “ Bolle”, entrarono a far parte della didattica FIPSAS contribuendo a chiarire
maggiormente le tecniche di decompressione.
Al medesimo tempo anche la teoria dell’apnea subiva una radicale trasformazione.
Tutto ciò che per anni aveva fatto parte del bagaglio della didattico della FIPSAS, le tecniche alla Maiorca, per gran parte impostate sulla prestanza
psicofisica venivano un po’ messe da parte per lasciar posto a tecniche più moderne ed efficaci incentrate sugli aspetti psicologici, sulla concentrazione, sul
rilassamento e via dicendo del subacqueo apneista.
L’evoluzione negli ultimi anni è poi stata rapida e notevolissima.
E’ entrato in campo il Nitrox e le miscele e quelle che una volta erano nozioni un po’ astratte, legate alla legge di Dalton, che gli allievi facevano un pò
fatica a digerire, quando si parlava di variazioni delle pressioni parziali, sono diventate nozioni comuni per i corsi di Nitrox.
Le miscele, che erano una cosa una volta riservata agli specialisti altofondalisti, sono diventate argomento dei corsi di teoria per i sommozzatori sportivi e
un po’ tutta la teoria si è andata raffinando per tutto ciò che riguarda gli assorbimenti di gas da parte dei tessuti.
La trattazione degli effetti dei gas sui tessuti, che agli inizi degli anni ottanta era limitata a poche nozioni che si spingevano un pò più in la solo quando si
affrontava lo studio degli ARO, è diventato negli ultimi tempi elemento di trattazione più approfondito nei manuali FIPSAS, forse persino un po’ troppo per
le esigenze di una didattica fatta per un attività ricreativa.
LE IMMERSIONI DAGLI SCOGLI
I prossimi due capitoli, raccontano, in stile di “c’era una volta”, come avvenivano le uscite in mare negli anni ’80.
“C’era una volta”, perché i modi e le attrezzature sono sconosciuti per la maggioranza dei subacquei moderni.
Ma…. la primavera è iniziata, la temperatura è mite e come ogni lunedì questa sera c’è il corso sommozzatori.
Finalmente domenica prossima si andrà al mare per la prima immersione della stagione, che bello!
All’inizio della lezione prima di entrare in acqua i nostri istruttori Mario e Gigi, spiegano le cose utili ed essenziali che ognuno di noi dovrà portare al mare,
ci organizziamo per il viaggio in auto e soprattutto per la ricarica delle bombole.
Il mercoledì alle 19:00 ci troviamo in piscina, dove, nel magazzino del Gamma, uno scantinato sotto le tribune degli spettatori, sono già pronti per essere
ricaricati 6 o 7 bibombola.
Walter ha già preparato per la faticaccia il buon Coltri elettrico; via si inizia. I due primi bibo sono collegati ed in circa venti minuti siamo già a 150 bar, ma
ora inizia la salita, per arrivare a 200 bar ci vorranno altri 20 minuti. Sono le 20:00 abbiamo caricato soltanto 2 gruppi, facendo un rapido calcolo, se tutto va
bene alle 22 avremmo finito.
Tra la schiera di bombole da ricaricare, una spicca tra tutte per la rubinetteria con inserti e manopole rosse, fusto anodizzato, è la mitica ARALU’ della
TECNISUB, tanto bella quanto pesante.
Il tempo passa, tra un po’ di manutenzione alle attrezzature,
una battuta e un conversazione seria, abbiamo finito la ricarica, come
previsto sono ormai le 22:00.
Ultimi dettagli organizzativi, sabato ci faremo ancora un giro di
telefonate, comunque l’appuntamento è per domenica mattina.
Ore 6:00, l’aria è ancora frizzante, nonostante il sole sia già
levato. La levataccia, oltre ad essere dettata dai problemini logistici che pian
piano scopriremo, ci permetterà di godere appieno della giornata al mare.
Dobbiamo arrivare a Camogli entro le 9:00, altrimenti non riusciamo accedere al porto con l’auto per scaricare tutta l’attrezzatura ed andare poi a cercare un
parcheggio non troppo distante dall’imbarco.
Tutto sta filando secondo i programmi ed arriviamo al porto molto presto, scarichiamo tutto l’armentario e riusciamo a trovare un parcheggio abbastanza
vicino e libero (all’epoca c’erano ancora zone di parcheggio libero).
Nel paese c’è un vivace movimento nel prepararsi all’arrivo dei turisti domenicali, in porto si affrettano a pulire le barche, i bar stanno attrezzando i dehors,
manca poco all’invasione.
Anche noi siamo dei turisti domenicali, in cerca di belle sensazioni, emozioni che il mare ha in serbo per pochi.
Ora bisogna spostarsi a San Fruttuoso, località strategica per le più belle immersioni del promontorio, l’unico modo per arrivarci agevolmente è il
traghettino che fa la spola tra Camogli e Rapallo. L’alternativa, seppur molto suggestiva, è il sentiero che si inerpica nella macchia mediterranea,
passeggiata con scorci mozzafiato ma che con qualche decina di chili appresso è praticamente impossibile.
Sul traghetto, oltre a poche persone che si spostano per lavorare nelle diverse località della costa, siamo in compagnia di un paio di gruppetti di subacquei,
pertanto non essendoci molti passeggeri riusciamo a salire e sistemarci senza creare troppo fastidio.
Il tragitto verso San Fruttuoso è incantevole, in mare ci sono ancora poche imbarcazioni e dopo la fermata di Porto Pidocchio si doppia la Punta Chiappa,
dove la nostra guida Mario inizia ad indicarci i diversi punti di immersione Secca dell’Isuela, Cala dell’Oro, Punta Torretta e in un’attimo ci troviamo nella
piccola baia dove sbarcheremo.
Il mare è una tavola, l’immersione la faremo alla Colombara, per raggiungerla dovremo farci portare da un barcaiolo Franco, il più esperto e conosciuto da
tutti subacquei del tempo. Egli con un gozzo ligure ci porterà sul posto e tornerà a prenderci.
Lo sbarco alla Colombara è abbastanza agevole anche per noi “terrazzani” , il gozzo infatti si è avvicinato ad una piccola terrazza in cemento e siamo
riusciti a scaricare tutta l’attrezzatura senza fare il bagno.
Una volta a terra bisogna arrampicarsi sulla scogliera per trovarsi un angolino dove potersi cambiare e lasciare i vestiti, le cibarie le sistemiamo in un angolo
che, secondo i calcoli del “Gran Mogol” Francesco, dovrebbe rimanere all’ombra fino al tardo pomeriggio.
Inizia la vestizione, che vale la pena descrivere per farvi partecipi della spartana attrezzatura. Nel leggere questa descrizione le nuove generazioni
sorrideranno, i vecchi invece ricorderanno diverse varianti di come risolvevano le varie situazioni (freddo, assetto, ecc.).
La muta la classica monofoderata nera con interno rosso, composta dai pantaloni a vita e dalla giacca.
Si incominciano a vedere le prime mute rifoderate, che oltre ad essere più morbide risaltano per i colori e con esse inizia l’epoca dove nella realizzazione
delle attrezzature subacquee non si tiene solamente in considerazione la funzionalità ma anche l’aspetto estetico.
I sottomuta non sono ancora nati, quindi i più freddolosi indossano sotto la giacca una maglietta di lana, medesimo discorso vale per guanti e calzari.
L’unico ad avere il GAV (la ciambella) è Mario, solito “privilegio” degli istruttori, noi allevi inizieremo ad usarlo nel corso di 3° grado, quindi se la nostra
pesata non era corretta o se la pinneggiata era poco efficace, l’immersione si sarebbe trasformata in un’aratura del fondo.
Altro strumento che pochi possedevano era
DECOSTOP costruito dalla famosa SOS, il
decompressimetro analogico.
Lo strumento simula, con un processo pneumatico,
l’assorbimento/rilascio dell’azoto da parte di un
tessuto e riporta con un indice le varie tappe di decompressione.
Sono già stati condotti grandi passi avanti sul verificarsi della malattia da decompressione, ma ogni sommozzatore è
legato alle sole tabelle della US-NAVY, che nonostante negli ultimi trentanni siano stati fatte grandi studi sono ancora
oggi valide inserendo solo dei piccoli adattamenti cautelativi.
Bene è il momento di iniziare l’immersione. Per fortuna alla Colombara c’è una piccola piattaforma in cemento dal quale è possibile entrare in acqua
agevolmente. La scelta del punto di immersione si è dimostrata azzeccata e non casuale.
Il primo ad entrare in acqua è Mario, ora tocca a noi, tuffo a forbice e via: Livio, Francesco, Giorgio, Graziella e per ultimo Gigi che nell’aiutare tutti noi, si
è fatto una bella sudata.
Che bella invenzione il GAV, si rimane in superficie belli rilassati, noi invece giù a pinneggiare, naturalmente in superficie è obbligatorio usare l’aereatore,
primo l’aria è preziosa e secondo, minore è la parte del corpo che esce dall’acqua minore è la fatica che facciamo.
Una piccola riflessione, sul grado di acquaticità degli allievi alle prime immersioni, è il ricordo di non avere mai avuto compagni ansiosi o timorosi di
entrare in acqua. Forse era dovuto al lungo allenamento in piscina (il sommozzatore di primo grado era in grado a fine corso di eseguire la vestizione sul
fondo) o forse si era meno distratti da molti marchingegni, non ultimo il jacket.
OK, siamo inginocchiati sul fondo, sembra che intorno ai 5-6 metri il mare abbia costruito, per i neofiti scopritori degli abissi, un bel pianoro.
Silenzio, solo il gorgoglio delle bolle d’aria che scarichiamo, tantissimi pesciolini nuotano intorno a noi. Mentre siamo meravigliati da quanto ci circonda,
Mario e Gigi osservano attentamente come ci approcciamo a questo nuovo mondo.
Pochi minuti ancora per fare uno svuotamento maschera e si va. Solito schema Mario in testa, noi allievi in mezzo a due a due come tante pecorelle ed in
coda Gigi che come un buon pastore controlla che non andiamo per fatti nostri e che ci si allontani troppo.
Nel corso degli anni l’interesse egli obiettivi per la subacquea sono abbastanza cambiati, in quanto il sommozzatore ARA di circa ventenni fa erano
appassionati di pesca subacquea e anche se da pochi anni non era più possibile pescare con le bombole il loro occhio e “istinto li portava a ricercare il pesce.
Oggi invece si fanno immersioni alla ricerca di bellissimi organismi, sicuramente poco commestibili, eunicelle, nudibranchi, gorgonie, stelle, coralli.
L’avvento della fotografia digitale ha messo alla portata di tutti la possibilità di immortalare angoli bellissimi dei fondali.
Il corallo rosso del promontorio è ricco di tradizioni e già intorno ai 20 metri se né trovavano colonie, quindi era un obiettivo fisso andarlo ad osservare,
sebbene sapessimo a malapena che i bianchi polipetti erano animali ed il rametto non era un vegetale.
Stranamente inspirare sta diventando faticoso, devo avere finito l’aria, ma basta tirare la leva della
riserva un rincuorante sibilo (nei
bibombola si sentiva il travaso di aria da una bottiglia all’altra) e la respirazione torna normale.
Indico a Gigi il mio pugno destro che si muove verso il basso, mimando in realtà il gesto appena
compiuto per tirare la riserva e mi
risponde un bell’ok. Eccovi spiegato perché ancora oggi per segnalare di avere solo 50 bar si mostra il
pugno (la valvola della riserva era
tarata intorno ai 50 bar).
Eccoci nuovamente sul terrazzino di partenza, il fondale sale gradatamente e Mario ci indica dove
posizionarsi per fare i canonici <3
minuti a 3 metri>. Siamo abbastanza ridicoli appesi con le mani al fondo con le gambe che tendono ad
andare all’insù, forse la prossima
volta sarà meglio aggiungere ancora un chilo in zavorra e svuotare ancora tante bombole prima di essere come Gigi, che tranquillamente cerca di fare uscire
un polpo dalla sua tana.
Finita la sosta si riemerge, e subito iniziano i commenti di quello che si è visto e qualcuno amareggiato se ne esce con “io non l’ho visto”, peccato sarà per
la prossima volta, anche se non esiste un’immersione uguale all’altra.
Entrare in acqua è stato facile, ma ora bisogna uscire, Gigi trova un punto dove arrampicarsi e, tolte le pinne, in un attimo è fuori pronto ad aiutarci.
Dalle borse termiche inizia ad uscire un salame crudo, il pane, la bottiglia di bonarda, l’appetito si fa sentire ed in
pochi minuti siamo tutti appollaiati ognuno sulla propria roccia a mastichare.
L’appuntamento con Franco è per le 17:00, i cellulari non erano che un apparecchio per pochi e comunque la
copertura era molto scarsa, pertanto l’accordo con il barcaiolo era l’orario e il cambiamento del tempo.
Pensando alla sicurezza dell’immersione, non possiamo nascondere che un qualsiasi problema poteva diventare
molto difficile da gestire e risolvere, ma gli incidenti erano comunque molto scarsi.
San Fruttuoso è invasa dai turisti, a fatica troviamo un angolino dove sistemare la nostra attrezzatura in attesa del
traghetto di ritorno.
Il viaggio di ritorno è sicuramente meno incantevole della traversata del mattino, risulta più chiassoso e festaiolo e con qualche problema in più nella
gestione del nostro bagaglio.
Quando arriviamo al casello di Asti il sole sta già scomparendo. E’ stata una una giornata molto intensa, siamo stanchissimi però l’immagine degli occhioni
del gronco che ci guarda stupito è ancora viva nella nostra memoria e lo rimarrà per parecchio tempo.
LA BARCA A SPOTORNO (vivere il mare)
Le immersioni del Gamma Sub fin verso la fine degli anni ’80 si svolgevano principalmente da terra, e solamente un paio di soci possedevano un gommone.
Con il gommone si può arrivare ad immergersi su secche, su relitti o in siti non raggiungibili da terra e comunque fare l’immersione con un imbarcazione di
appoggio è tutta un’altra storia.
Utilizzare il gommone per un’immersione giornaliera risultava molto impegnativo in quanto bisognava trasportare il gommone da Asti fino ad un porto con
lo scivolo, in modo da varare l’imbarcazione con l’aiuto del carrello ed inoltre bisognava muoversi, manovrare e parcheggiare il carrello in località la cui
viabilità non era delle più agevoli.
Per dare l’opportunità, anche ai soci che svolgevano prevalentemente immersioni giornaliere, di assaporare ancor più il contatto con il mare, il Gamma
acquisto una piccola lancia “parcheggiata” a Spotorno.
Parcheggiata, nel vero senso della parola in quanto l’affitto di un posto barca in acqua era troppo impegnativo economicamente, quindi si trovò un centro di
rimessaggio dotato di una gru per calare in mare le imbarcazioni.
La logistica delle immersioni fino all’arrivo nel centro di rimessaggio “Spotornoli” era sempre la medesima partenza all’alba, viaggio in auto, all’arrivo al
mare si iniziava a godere già di alcune comodità in più rispetto alle immersioni fatte da terra senza una base di appoggio.
Il centro era dotato di un parcheggio, il bagaglio veniva scaricato direttamente sulla barca, si diventava subito più marinai.
Ora bisognava preparare l’imbarcazione: scoprirla dal telo di protezione, montare il piccolo fuoribordo da 25 CV ed in fini spingere il carrello in prossimità
della gru, all’ora accordata la barca veniva calata in mare; e finalmente si parte!
Con il mare buono in circa mezzora si arrivava all’isola di Bergeggi e quindi si sceglieva una dei vari punti d’immersione, il Pifferaio, il canalone verso il
mare aperto. All’epoca non tutti i punti di immersione erano d
enominati, specialmente all’isola se qualcuno aveva fatto una bella immersione forniva due o tre riferimenti per ritrovarlo.
Per il più di noi allievi, anche se al 3° grado, erano le prime immersioni dalla barca con molte cose da imparare, soprattutto come muoversi, organizzarsi e
vestirsi in uno spazio ristretto ed instabile. La barca non era attrezzata per il trasporto di subacquei, se una volta vestiti si scopriva di aver dimenticato
qualcosa e la nostra borsa era sistemata dalla parte opposta della barca iniziava l’avventura per raggiungerla.
L’entrata in acqua si rivela, sicuramente più agevole che da terra, un bel tuffo di schiena ed eccoci tutt’intorno alla catena dell’ancora.
Dimenticavo, in superfici siamo tutti belli rilassati e tranquilli senza nemmo appenderci alla catena, siamo tutti equipaggiati di GAV. Oggi fatico nel
rendermi conto di come potessimo immergersi senza l’ausilio di questo meraviglioso oggetto.
Dopo i controlli di superficie, OK, giù. Giù all’ancora ad assicurarsi che sia ben agganciata, vogliamo evitare di riemergere e ritrovarci con la barca contro
la scogliera o nei migliore dei casi a qualche centinaia di metri.
Non sempre si riusciva ad organizzare l’immersione in modo tale che almeno una persona rimanesse in superficie, nelle “leggende” si narra che alcuni
sommozzatori siano tornati a riva a nuoto perchè all’uscita dell’immersione non abbiano ritrovato la loro barca.
La nostra immersione si svolge prima dell’affondamento della superpetroliera HAVEN, i fondali sono belli anche nella costiera di ponente sebbene meno
ricchi di organismi dellaparte orientale, ma noi non volevamo vedere gli organismi eravamo attratti ed affascinati da questo mondo incantato, silenzioso
senza gravità senza..... ma con.....
La HAVEN, oggi ambita meta di tutti i subacquei esperti, quasi nasconde, con la sua rigogliosa vita che la circonda, la sua forza distruttrice, in essa
contenuta e dispersa durante l’affondamento, che sconvolse i fondali da Genova a Savona.
Ci siamo modernizzati, Graziella, fa uno strano gesto con le mani, 100 atmosfere, abbiamo sostituito la riserva delle bombole con il manometro uno
strumento che ci indica quanta aria abbiamo a disposizione.
Eccoci nuovamente all’ancora, possiamo disincagliarla e risalire lentamente lungo la catena.
Dopo la svestizione, come al solito iniziano a circolare le prime cibarie nel mentre vengono espresse le considerazioni sull’immersione: Giorgio piegavi
troppo le ginocchia, Francesco raspavi il fondo, Graziella te nè andavi sempre per i fatti i tuoi, Livio ti perdevi a cercare le tane e così via si faceva quello
che oggi viene detto “debreifing”.
Le ombre si stanno allungando dietro l’isola è giunta l’ora di rientrare, il pomeriggio, tra una pennichella, un bagno, una barzelletta ed una conversazione
“seria”, è passato velocemente.
Siamo gli ultimi a rientrare in porto, il gruista ci sta aspettando, ora dobbiamo lavare e riassettare la barca, domenica prossima è il turno di un altro gruppo.
All’arrivo ad Asti, si è come dopo immersione, stanchissimi.
A questo punto del racconto scaturisce una riflessione: si era dedicato un’intera giornata ad una nostra passione, la subacquea e quindi al mare, facendo tutte
le cose con tempi non frenetici senza dover “timbrare il cartellino”.
Oggi si tende nel fare immersioni “toccata e fuga”, in mezza giornata si fa tutto viaggio e immersioni, senza godere di quei momenti di tranquillità, seduti
sulla barca o su di uno scoglio, osserva il volo di un gabbiano.
Nel 1990 le immersioni erano tutte <full day> sebbene si facesse una sola immersione; oggi, a meno delle immersioni didattiche che richiedono una diversa
logistica, osservare il volo di un gabbiano è considerato uno spreco di tempo e la troppa commercializzazione della subacquea, fa sì che per le strutture di
appoggio il tempo sia prezioso.
LE DONNE
PORQUEROLLES (scuola circolo)
IL VENTENNALE
1999 grande manifestazione, si festeggiano i primi ventanni del CENTRO GAMMA SUB
Nel salone della Provincia viene allestita una mostra di attrezzature subacquee, realizzata con la partecipazione degli Incursori della Marina Militare.
TRENT’ANNI DI“CENTRO GAMMA SUB” 1979 - 2009
PORQUEROLLES
LE DONNE
VENTENNALE
FOTOGRAFIA
BAMBINI
APNEA
IMM. DAGLI SCOGLI
LA NOSTRA BARCA
TEMI DEL LIBRO